Cristina D’Avena ospite a Sanremo la sera di sabato 13 febbraio 2016
Diciamocelo, eravamo tutti curiosi di vedere cosa sarebbe successo quando Cristina D’Avena sarebbe salita sul palco di Sanremo.
Curiosi di vedere una delle icone delle sigle tv calcare un palco prestigioso come quello del Festival che, piaccia o meno, rappresenta la massima vetrina italiana della musica nostrana.
E proprio su quel palco, nessuno si sarebbe mai immaginato di trovare lei, l’interprete di canzoni come “I puffi”, “Occhi di Gatto”, “Kiss Me Licia” (cito solo queste tre apposta… poi ne riparlo dopo).
Una presenza fortemente voluta dai fan che hanno raccolto tante firme al punto da far smuovere le “alte sfere della Rai” in merito agli ospiti e decidere che se il pubblico la voleva era il caso di chiamarla.
E quindi ecco la grande occasione. Per Cristina e per i fan.
L’occasione per il pubblico di “tornare bambini” come ha detto Carlo Conti per svegliare il pubblico in sala in evidente stato di disinteresse
Ma… Siamo sicuri che sia stata un’occasione ben sfruttata?
O invece abbiamo assistito ad un contentino?
Senza nulla togliere a un mostro sacro come Elton John o come Laura Pausini, la modalita di questa ospitata è sembrata più un siparietto comico che un tributo al lavoro di Cristina e alle sigle dei cartoni animati, a differenza dei due super ospiti citati prima che hanno invece espresso la loro musica in maniera perfetta e “autonoma” senza l’intervento di altri.
Si, perchè francamente non ho capito il teatrino che hanno fatto Carlo Conti e i “valletti” e ancor di più perchè Cristina D’Avena si sia prestata a questa pantomima.
Una palese scenetta preparata a tavolino in cui Garko&Co chiedevano di ascoltare le loro canzoni preferite in un giro musicale così breve che nemmeno si è avuto il tempo di apprezzare le tre canzoni richieste (I puffi, Occhi di Gatto e Kiss me Licia, appunto…).
Il tutto con un pubblico immobile come nemmeno le statue di cera in un museo ad eccezione di poche persone. Addirittura la regia ha inquadrato persone che non solo durante l’applauso erano ingessati, ma avevano una faccia come per dire “ma che ci fa questa qui? Ma cosa è sta roba che canta?”.
Quindi mi chiedo, siamo sicuri che sia stata un’occasione e non un contentino?
Io dico una cosa.
Tu Cristina D’Avena sei stata (miracolosamente direi) invitata a Sanremo e che fai? Tre sputazzelle al microfono come se dovessi ringraziare del favore che ti hanno fatto.
Eh no, cara Cristina.
Sei stata invitata come ospite? E come tale dovevi esibirti.
Come hanno fatto la Pausini, Elton John e Renato Zero (in un bel medley che ha ripercorso alcuni dei suoi successi)
Via ste menate con Conti e gli atri tre.
Prepara anche tu un bel megamix di dieci minuti (mi sembra che gli altri ospiti ne hanno avuto anche di più di tempo) mettici dentro pezzi storici come “Pollon” e “Creamy” (per dirne altri due oltre agli tre brani cantati…) e fai vivere e divertire quel palco. L’Ariston doveva diventare un delirio.
Sei l’ospite? E fai vedere a tutti che stai lì per quello, per ricordare a tutti che hai cresciuto generazioni, che hai venduto molti più dischi di cantanti più blasonati di te, per far vedere a tutti che cantare le sigle dei cartoni non significa essere una interprete a caso ma una cantante con la C maiuscola.
Era l’occasione per sdoganare le sigle tv e invece, come gli Zero Assouto (altro scempio), è stato l’ennesimo esempio di come l’ignoranza del pubblico (e degli addetti ai lavori) porti a declassificare le sigle come “canzonette”.
Tra l’altro, aneddoto curioso, quest’anno a Sanremo oltre la (brutta) cover di Goldrake e le tre “citazioni d’aveniane”, c’erano Vince Tempera (autore di Ufo Robot, Goldrake, Capitan Harlock, e molti altri successi della tv per ragazzi) e Silvio Pozzoli (tra i coristi) che era l’interprete di Astrorobot Contatto Y, Huck&Jim, La principessa Zaffiro e, dulcis in fundo Moreno Ferrara (sempre ai cori) che in Astrorobot Contatto Y erala voce che diceva “No, non c’è forza nella galassia che possa fermare l’anima di Astro Robot”…
Insomma, una grande presenza di “sigle” tra esibizioni e non ma resta, a mio avviso, un’occasione sprecata.
Poteva essere una serata momorabile quella delle cover con Goldrake (Olimpio Petrossi, storico produttore della RCA in un commento su Facebook ha scritto “Hanno perso l’occasione di far venire giù il teatro”), poteva essere ancora più memorabile con Cristina, e invece si è rivelato tutto molto squallido.
Peccato.
Chiudo con una domanda a Cristina D’Avena: ma i vestiti che indossi… perchè???