Alberico Motta autore di Big Robot

Incontro con l’autore di Big Robot, il primo fumetto italiano dedicato ad un robottone.

Erano gli anni tra il 1980 e il 1981. In tv spopolavano Goldrake, Mazinga, Jeeg e l’editoria italiana non aveva ancora nessun “robottone” ufficiale nelle pagine dei fumetti di quell’epoca. A questa mancanza pose “rimedio” la casa editrice Bianconi (Geppo, Nonna Abelarda, Felix, ecc…) che grazie alle mani dell’artista Alberico Motta, diede vita a Big Robot, ovvero un mix di personaggi presi a prestito dalla filmografia fantascientifica (Star Wars su tutti) e gli anime giapponesi.
Big Robot ebbe un discreto successo ma durò solo 12 numeri per un totale di 37 storie.

Nel 2012, Big Robot vive una seconda vita grazie alla ristampa delle prime storie nel primo volume a lui dedicato ed edito da Kappalab (il secondo volume è uscito nel 2014 – ndr)
Ho incontrato Alberico Motta a Lucca Comics 2012 e abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere.

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Ciao Alberico. Come nasce la tua attività fumettistica?
Alberico: in realtà il mio primo approccio risale ai tempi dell’oratorio che frequentavo a 14 anni. Un prete vide i miei disegni e li spedì alla casa editrice “Vittorioso” ma ero giovane e ovviamente mi dissero che dovevo aspettare. Io non ero molto paziente ma comunque aspettai e qualche anno dopo iniziai a lavorare mezza giornata, dopo la scuola, alla redazione della “Dardo” dove inizia sostituendo un disegnatore impegnato nel servizio militare. Ovviamente parliamo di lavoretti piccoli ma io ero contento lo stesso dato che per quanto i miei disegni fossero apprezzati, ero comunque un principiante.

Big_Robot_possenteQuand’è che hai fatto il “salto”?
Devo molto a Sandro Angiolini, disegnatore di Chicchirichi, che ho sostituito quando lui spariva perchè impegnato in altre cose… donne… (ride). Angiolini mi insegnò a capire la struttura del disegno, le figure in movimento e molte altre cose.

Dovo vari lavori, sei passato alla Bianconi che pubblicava fumetti come Pinocchio, Felix, Braccio di Ferro, Geppo, Soldino e tanti altri. Come nacque il rapporto con loro?
Fui contattato direttamente e mi diedero carta bianca sui progetti che volevo realizare e anche se era la casa editrice che pagava meno delle altre, mi piaceva l’idea di realizzare qualcosa di personale.

Come è nato Big Robot?
Big robot è stata un’idea nata in un momento in cui la televisione dava molto spazio ai telefilm di fantascienza (quelli che oggi chiamiamo serie tv) e ai cartoni animati giapponesi che parlavano di robot. Con l’editore (Renato Bianconi – n.d.r.) lavoravamo da anni su fumetti come Felix, Geppo, Nonna Abelarda, Braccio di ferro e tanti altri ma non avevamo un “robot” e ci sembrava il momento giusto per lanciare sul mercato un prodotto di questo tipo.

big robotQual è stato l’impatto sul pubblico relativamente a Big Robot?
La serie è andata bene anche se è durata solo 12 numeri. Abbiamo realizzato delle storie “leggere” ma in linea con quello che il mercato voleva in quel momento. Abbiamo studiato la fantascienza che ci “circondava” e abbiamo cercato di mettere insieme gli elementi che ci sembravano funzionare meglio. Oggi rileggendoli si vede molta ingenuità nei testi e nelle storie, ma all’epoca funzionavano molto anche perchè il pubblico di allora non era quello di oggi che è sicuramente più preparato e smaliziato.

Com’è nata l’idea di ristampare Big Robot?
Quando mi è stato proposto dai Kappa Boys di ristampare la serie ero inizialmente scettico. Erano storie pensate per un pubblico degli anni 80, molto lontano da quello smaliziato e preparato di oggi abituato a colori digitali e vignette ipercinetiche. Ma qui a Lucca sto ricevendo invece molte testimonianze di lettori, oggi adulti, che sono rimasti legati al mio robot e rbig robot ristampaivedendolo raccolto in volume (durante l’intervista era uscito solo il primo dei due numeri previsti) si sono emozionati, si sono fermati a ringraziarmi, chiedere autografi e foto e mi sono molto emozionato. Mai avrei immaginato una cosa del genere. In fondo Big Robot era una scommessa ma era nata anche per gioco. Scoprire a distanza di oltre 30 anni che ha avuto un peso nelle letture dei bambini di allora mi riempie di gioia, orgoglio ed emozione. Davvero.. non me lo aspettavo.

Vedremo anche un secondo volume con le altre storie?
Beh, diciamo che l’intenzione c’è. Il primo volume è uscito da poco. Vediamo che succede…

Allora incrociamo le dita! Un saluto e grazie!!!
No no, sono io che devo ringraziare voi. Mi avete regalato delle grandi emozioni in questi giorni e sono davvero senza parole per l’affetto che mi è stato dimostrato.

Alberico Motta

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